LA PERFEZIONE DI UN ISTANTE CONSEGNATA ALL’ETERNITÀ. QUEL SUBLIME ARTIFICIO CHIAMATO IMPRESSIONISMO.

Quattordici persone. Giovani promesse, attrici e modelle, un poeta, uno scrittore già famoso, un viveur, un collezionista, i proprietari del ristorante, un noto pittore, si offrono allo sguardo affettuoso e severo di Pierre Auguste Renoir in un caldo pomeriggio del 1881. Sono tutti suoi amici ed estimatori. Sopportano le meticolose diposizioni dell’artista nonostante rasentino la vessazione.

 

Pierre-Auguste Renoir, La colazione dei canottieri, 1881. Washington, Phillips Collection.

Sono lì da due mesi, ogni santa domenica, in posa. Si incontrano alla Maison Fournaise appena fuori Parigi: i giovanotti gareggiano sulle barche a remi o a vela, le ragazze li incitano dalla riva dell’isolotto con risate e gridolini entusiastici. Al rientro dalla sana esibizione muscolare, si siedono a tavola così come li vediamo nella tela e discorrono amabilmente godendo della reciproca compagnia. Infine, inizia il loro duro lavoro di amici figuranti. Sanno di ricevere un dono speciale, un privilegio raro in cambio di quei rabbuffi se qualcuno si stanca e cambia posizione? Forse no. Quello che nella mente e nel cuore di Renoir dovrà essere un giorno perfetto, verrà sottratto al declino della memoria, all’opacità del tempo. Per i posteri nessuno di loro invecchierà o si piegherà sotto il peso delle delusioni e degli stenti, resteranno per sempre così, come in un pomeriggio del giugno 1881, belli, giovani, teneri amanti, amici fraterni, brillanti, fiduciosi, gioiosi e pieni di vita. Quel sublime artificio chiamato impressionismo lascia intendere l’immediato laddove nulla è lasciato al caso, tutto è preparato, ma al tempo stesso rimane autentico. Quale potenza di apprensione visiva potrà mai cogliere in un sol getto l’enorme varietà di piaceri e sensazioni destinate ad agglutinarsi in uno splendido ricordo? Certo la tecnica a tocchi rapidi di pennello, come se non vi fosse altro se non inseguire così le sensazioni visive, ha il profumo della freschezza e dell’immediatezza. Le infinite variazioni della luce prodotte da fattori locali come la presenza dell’acqua, il filtro del tendone a strisce, la particolare ora del giorno sono, per chi ha la sensibilità di un “pittore della vita moderna”, il marchio indelebile del qui e ora. Ma c’è dell’altro. Di ogni singola persona percepiamo lo stato d’animo e non proprio tutti sono allegri, qualcuno si isola. Ellen Andrée, per esempio.

A cosa sta pensando mentre sorseggia il cognac da un calice troppo ampio per il suo visino aggraziato? Al ripetersi di una condizione che forse è metafora della sua vita? Ellen è modella per Renoir e Degas, ma è anche mimo per le Folies Bergère. Sta ricordando quella messa in scena così naturale elaborata da Degas cinque anni prima?

Edgar Degas, L'assenzio, 1875-1876. Parigi, Musée d'Orsay

Nell’assenzio vediamo quelli che appaiono come due balordi, una prostituta e un ubriacone, seduti molto vicini al tavolo di un Café. Ciascuno perduto nei suoi pensieri, la donna istupidita dall’assenzio e da chissà quale altra sostanza (laudano, oppio?). Scena frequente in certi locali a Parigi dove si raccoglie un’umanità ai margini. Noi sappiamo che, calati abilmente in quei panni, sono Ellen Andrée e Marcellin Desboutin un incisore amico di Degas. Puro teatro impressionista.

E la “bella Angele” che divora con lo sguardo un giovanotto di bell’aspetto ed elegante nei modi nonostante la posa rilassata e tenuta da canottiere: nientedimeno è il pittore impressionista Gustave Caillebotte. Lo sa che Gustave è più interessato ai muscoli luicidi e bruniti dei piallatori di pavimenti in legno? Ma sì, sopravviverà alla delusione e, partendo dal modesto impiego di modella, riuscirà a farsi ingaggiare addirittura come soprano. La signorina che si sdilinguisce spupazzando un cagnolino sulla tavola è in primo piano. Presenza corposa e rassicurante. Il pittore presente la sua importanza. È Aline Charigot, una sartina che sa a stento leggere l’etichetta di una bottiglia di vino, ma diventerà sua moglie e gli darà un figlio, il famoso regista cinematografico Jean Renoir. Infine Jeanne Samary, la seducente e magnetica bellezza di Jeanne.

Ritratto di Jeanne Samary di Louise Abbema

Si tocca nervosamente il cappellino a voler esser certa che nulla nella sua persona sia fuori posto, nemmeno una ciocca di capelli o uno dei fiori che la modista le ha pazientemente cucito in un trionfo di grazia mondana. Paul Lothe, il giornalista, la rassicura con lo sguardo e con il corpo cingendola in un abbraccio terribilmente confidenziale. Jeanne morirà nove anni dopo, improvvisamente, all’età di trentatrè anni.

Oggi la Maison Fournaise, è tornata a essere, dopo un periodo di totale abbandono, una guinguette, vale a dire un locale dove pranzare all’aperto. Per chi, soggiornando a Parigi, volesse fare una capatina e provare l’emozione della “Colazione dei canottieri” allego la foto della terrazza, l’immagine satellitare del paesino di Chatou sulla Senna e una clip sul dipinto.

La terrazza come appare oggi

Il Villaggio di Chatou visto dal satellite. Il cerchio indica la posizione della Maison Fournaise

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